Il coraggio di Madina

Il coraggio di Madina

Antonella Albano si rimette nei panni di Madina, protagonista dell’opera ibrida di Fabio Vacchi in cui danza, musica e teatro si incontrano dando vita a una intensa riflessione sull’attualità

MADINA Anotnella Albano e Roberto Bolle .ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Decima opera composta da Fabio Vacchi, sua terza commissione operistica del Teatro alla Scala e prima collaborazione con il coreografo Mauro Bigonzetti, Madina torna in scena nella Stagione di Balletto dopo la prima rappresentazione assoluta del 2021, di nuovo con la direzione di Michele Gamba e protagonisti Antonella Albano e Roberto Bolle.

Tratto dal romanzo “La ragazza che non voleva morire” di Emmanuelle de Villepin, lo spettacolo affronta temi che appaiono di sconcertante attualità in una forma di teatro-danza nata dalla fusione di molteplici linguaggi artistici. Una storia, questa, che nella protagonista innerva la sconvolgente brutalità della violenza, del sopruso e di quella disumanità che impone, in scena, una forza drammatica e interpretativa di prim’ordine. A misurarsi con il corpo violato di Madina è Antonella Albano, Prima ballerina del Balletto scaligero, che dopo la première del 2021 rispolvera i panni della giovane protagonista.

 

VL Sono indelebili nella nostra memoria gli scatti fotografici realizzati durante la creazione di Madina nel 2021, che a lungo testimonieranno le difficoltà vissute in quel momento. Oltre alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento e gestione della pandemia cosa ricorda di quell’esperienza?

AA Ricordo, in particolare, un grande coinvolgimento emotivo dal momento che i temi trattati nello spettacolo erano strettamente connessi con le condizioni di vita di quei mesi. La forza, la resilienza, la tenacia e uno sguardo sempre proiettato in avanti: sono questi i ricordi che hanno accompagnato il mio percorso sia di scoperta e di analisi del personaggio sia di gestione di quelle giornate molto impegnative.

 

VL Madina, in effetti, è uno spettacolo che offre l’opportunità di indagare in scena le nefaste conseguenze della violenza, della morte e della guerra. Cosa rappresenta per lei?

AA Grazie a questo spettacolo ho avuto l’opportunità di comprendere appieno cosa può significare vivere la guerra, la violenza e ogni forma di sopraffazione. In questi giorni riprendiamo lo spettacolo e confesso che per me è ancora un’esperienza coinvolgente. Quando mi avvicino a questo personaggio rivivo, infatti, tutte le vicissitudini di Madina proprio perché trattate sia musicalmente che coreograficamente con molta verosimiglianza. Posso affermare che grazie a questa esperienza mi rendo davvero conto delle difficoltà che alcuni popoli vivono e di quanto l’uomo non impari mai dalla storia.

 

VL Quindi si può sostenere che questo spettacolo ha anche un ruolo pedagogico?

AA Per me sì, trovo infatti che sia sempre importante affrontare e parlare di ciò che solo all’apparenza può sembrare lontano come i conflitti che investono Paesi diversi dal nostro. Lo spettacolo offre questa riflessione e credo che Madina sia inoltre emblema di coraggio e ribellione, temi che dal mio punto di vista si legano anche alla questione della violenza e del femminicidio.

 

VL Su quali aspetti del suo carattere ha lavorato di più per interpretare questo personaggio?

AA Ho attinto in particolare al coraggio, alla resilienza e alla forza di guardare sempre avanti che credo di poter ricondurre alle mie esperienze personali.

 

VL Si può affermare che il personaggio di Madina per lei rappresenta un unicum nella sua attività artistica? Lo può annoverare fra quelli più impegnativi per le esigenze drammaturgiche e interpretative che impone?

AA Devo dire che questo spettacolo per me è speciale e riconosco che in questo momento della mia maturità artistica prediligo creazioni che siano in grado di lasciarmi qualcosa. Tra gli altri titoli che hanno segnato la mia vita artistica ricordo con molto coinvolgimento anche Voluntaries di Glen Tetley: uno spettacolo molto suggestivo, capace di intercettare uno stato affettivo intimo e reale. Queste sono le due opere che hanno inciso maggiormente sulla mia personalità.

 

VL Quindi Madina è un punto di svolta per lo sviluppo delle sue capacità interpretative?

AA Sì, decisamente sì. Madina mi consente di andare oltre la danza, l’esecuzione e la ricerca della perfezione. Portare in scena questo personaggio per me significa fare esperienza di quelle angosce; le confesso che spesso continuo a vivere le sue emozioni anche dopo la fine della rappresentazione.

 

VL Lo spettacolo nasce dall’intreccio di suono, gesto, parola e movimento. Lei crede nella forma del teatro-danza? In quale misura essa può continuare ad avere un ruolo nella creazione in ambito coreutico?

AA Trovo che Madina sia uno spettacolo completo e la complicità che si è stabilita sia in sala prove che in scena con tutti gli artisti coinvolti la ricorderò a lungo. Penso che far dialogare diverse forme d’arte in un’unica creazione sia molto interessante anche per il pubblico, che così ha l’opportunità di scoprire linguaggi artistici diversi e sentirsi ancora più coinvolto. In questo spettacolo, inoltre, la parte musicale è davvero incisiva, impossibile non ricordare, per esempio, l’impatto che hanno le percussioni nelle sezioni finali del lavoro.

 

VL Ha lavorato in sala prove anche con Fabio Vacchi?

AA Sì e con lui abbiamo vissuto buona parte delle fasi di creazione della composizione. Ricordo ancora il suo stupore quando vide per la prima volta il passo a due che condivido con Roberto Bolle, era sorpreso da come fossimo riusciti a interpretare e rendere con naturalezza quello specifico passaggio musicale. A mio avviso è stato proficuo anche il confronto incessante con il coreografo, in particolare per enfatizzare alcuni momenti della trama, da questi incontri è nata la connessione fra tutte le arti che vedete in scena.

 

VL Lei ha già lavorato con Mauro Bigonzetti, ma a suo avviso cosa rende peculiare questo lavoro?

AA Secondo me in Madina troviamo l’essenza del lavoro di Bigonzetti: la capacità straordinaria di portare la realtà nelle sue coreografie. Credo che sia un coreografo geniale in particolare quando lavora con temi definiti e netti come quelli trattati in questo spettacolo; a mio avviso la sua grande capacità è rendere reale e credibile il movimento danzato.

 

VL E il lavoro con Roberto Bolle?

AA È un privilegio ballare con un artista come lui. Un artista che proprio con questo spettacolo ha mostrato di essere molto abile nella capacità di mettersi in gioco e di possedere grande versatilità. Anche questo per me è un atto di coraggio.

 

VL “Madina che spera, Madina che sogna”. Sono queste le parole affidate al coro nella seconda scena del secondo quadro. Possiamo davvero immaginare un futuro privo di conflitti e di violenze? L’arte può favorire la realizzazione di questo auspicio?

AA Non so se l’arte possa fare tanto, ma credo che sia sempre necessario affrontare e veicolare argomenti così scottanti, ciascuno con il proprio linguaggio. La mia arte è la danza e con essa, grazie al personaggio che interpreto nello spettacolo, credo di offrire il mio contributo insieme a quello di tutti gli altri artisti coinvolti.

 

VL Dalla consapevolezza individuale alla consapevolezza collettiva?

AA Sì, esattamente. Un singolo passo è difficile che possa fare un miracolo, ma tanti passi possono fare la differenza.

Vito Lentini