Mary, la ragazza di Atene

Mary, la ragazza di Atene

Poco si sa degli anni di apprendistato di “Mary” Kalogeropoulou, poi Maria Callas, nella Atene occupata della Seconda guerra mondiale, tra la fame, i nazisti e le ambizioni da artista

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Il 2 aprile 1939, nell’annunciare la recita di Cavalleria rusticana prevista quella sera al Teatro Olympia di Atene, il giornale Elefteron Vima (La libera tribuna) pubblicava per la prima volta la foto della giovanissima Mary Kalogeropoulou, interprete della parte di Santuzza. Era l’esordio sulla scena della futura Maria Callas, quindici anni e quattro mesi appena, che prima di quella recita di studenti del Conservatorio Nazionale si era segnalata in alcuni concerti. Mary era arrivata ad Atene da New York con sua madre Evangelia il 7 marzo 1937. Gli attriti crescenti con il marito avevano spinto Evangelia a lasciare gli Stati Uniti, dove la coppia si era trasferita nel 1923: guidata dall’ossessivo desiderio di successo e affermazione sociale per le figlie, la donna contava erroneamente sul sostegno della famiglia materna per stabilirsi ad Atene e far studiare canto a Mary. Ben presto invece le tre donne si ritrovarono sole in precarie condizioni economiche, cui fecero fronte grazie a Miltiadis Embirikos, erede di una famiglia di armatori, che aveva iniziato una relazione con Yakinthi, “Jackie”, sorella maggiore di Mary. Fu lui a sostenere fra altro l’affitto dell’appartamento al quinto piano del 61 di Via Patission, nel palazzo art déco che si staglia a un isolato dal Museo archeologico. Sagace manipolatrice, “Litsa” a New York aveva già incoraggiato la passione per il canto di Mary, pagando qualche lezione e iscrivendo la figlia a vari concorsi radiofonici. Mary era subito entrata al Conservatorio Nazionale di Atene nella classe di canto della greca Maria Trivella, che la indirizzò verso il repertorio spinto, ma dopo un’audizione passò a studiare privatamente con Elvira de Hidalgo, celebre soprano spagnolo stabilito in Grecia. Gli anni dell’adolescenza di Mary non furono facili: all’inizio capiva male il greco ed era afflitta dall’acne e dall’imbarazzo per la povertà, la corporatura robusta e la tendenza a prendere peso, che poi si accrescerà in Italia. Riversò così nello studio del canto le ambizioni di successo. C’era poi la forte miopia: dotata di memoria e musicalità formidabili e grande tenacia, la ragazza riuscì a trasformare quel difetto in un punto di forza, imparando alla perfezione intere partiture e presentandosi alle prove senza necessità di doversi affidare al gesto del direttore. Tra la fine del 1939, col passaggio al più selettivo Conservatorio di Atene, dove insegnava De Hidalgo, al debutto professionale in Tosca del 1943, si condensano gli elementi fondativi della futura carriera di Maria Callas.

L’apprendimento rapido e approfondito della tecnica e dello stile belcantistico con Elvira de Hidalgo, dopo le cui lezioni private - offertele gratuitamente - Mary si fermava spesso ad ascoltare tutti gli altri allievi, procedeva in parallelo con gli studi al Conservatorio. Lo sviluppo del registro sovracuto e al tempo stesso di un potente registro grave offriva a Mary un sorprendente eclettismo di repertorio, da quello leggero, come Lakmé o Rigoletto, ad alcune parti di Mozart e Rossini, alle opere più spinte, da Gioconda a Norma, o alla grande aria di Rezia dall’Oberon. Mary divenne sempre più consapevole e con lei insegnanti, direttori, registi e colleghi, della straordinarietà delle proprie doti vocali. Su invito della maestra aveva inoltre studiato italiano, anche se cantò spesso in greco, incluso tutto il repertorio austro-tedesco. Ai notevolissimi progressi nel pianoforte non corrispondeva invece uguale interesse per l’armonia e le materie non direttamente finalizzate al canto e al teatro. Erano già evidenti anche alcune problematiche destinate a perdurare: il colore particolare, “strano” della voce, assai potente ma con una marcata differenziazione fra i registri non sempre saldati con omogeneità. La tendenza a oscillare su alcune note acute, quasi cancellata dagli esercizi della De Hidalgo. Grazie alla ferrea disciplina, nonostante il carattere aggressivo e i rapporti tesi con la madre, Mary iniziò a sbocciare e a mettersi in luce sulla scena ateniese. Prima in Suor Angelica di Puccini, una recita al pianoforte nel giugno 1940 nella Sala grande del Conservatorio di Atene, poi nel debutto professionale nel febbraio 1941 al Teatro Pallas con l’Opera Nazionale, nella particina di Beatrice in Boccaccio di Franz von Suppé. La prima vera affermazione arriva nel luglio 1943 con tre recite di Tosca di Puccini, parte che segnerà la sua carriera, nel teatro all’aperto dell’Opera Nazionale, un successo cui seguiranno recital e concerti.

L’invasione italiana e la successiva occupazione tedesca non interruppero la carriera di Mary, offrendole anzi possibilità significative ma guadagnandole anche invidie e ostilità. Mary parlava ormai un fluente italiano e per mantenersi aveva accettato di lavorare saltuariamente in alcuni night club ateniesi frequentati dagli ufficiali, dove cantava canzoni greche, “Mattinata” di Leoncavallo e la “Paloma”, il suo brano favorito da bambina. Con altri cantanti Mary partecipò ai vari concerti organizzati dalla Casa del Fascio, per i quali gli artisti erano pagati, per loro scelta, con generi alimentari, preziosissimi nei mesi più difficili del conflitto, in cui ad Atene si rischiava la morte per fame e la stessa famiglia di Mary si industriava per racimolare uova o qualche rarissimo taglio di carne. Fra i soldati italiani appassionati d’opera Mary aveva guadagnato vari ammiratori, fra cui il maggiore Attilio De Stasio, molto più maturo di lei, con cui aveva con ogni probabilità intrecciato un’amicizia sentimentale e che la favorì. Dal settembre 1943 il contingente tedesco stese su Atene una cappa di oppressione, con ripetute efferatezze anche sui civili, ma in quel periodo, sostenuta anche dall’ammirazione del giornalista Friederich Herzog, che lavorava per la propaganda tedesca, a Mary furono affidate tre nuove parti con l’Opera nazionale: Maria in Tiefland di Eugen d’Albert, cantata per otto recite al Teatro Olympia dal 22 aprile al 10 maggio 1944, in cui fu giudicata ottima come cantante ma anche come attrice, seguita da due recite in O Protomastoras, opera contemporanea del greco Manolis Kalomiris. L’altro grande successo fu Fidelio di Ludwig van Beethoven: Mary, ormai in ruolo come solista nell’Opera nazionale, cantò Leonora in undici recite dal 14 agosto al 10 settembre 1944 al Teatro Erode Attico, diretta dal tedesco Hans Hörner, sbigottito dal fatto che il soprano avesse imparato a memoria anche le altre parti dell’opera. In quelle produzioni il soprano aveva avuto accanto artisti greci di rilievo, il regista Renato Mordo, il tenore Antonis Delendas e soprattutto il baritono Evangelos Magliveras, con cui era nato un legame affettivo.

La liberazione arrivò pochi giorni dopo la fine del Fidelio: i vertici dell’Opera cambiarono, Mary ricevette un permesso di tre mesi e nel frattempo trovò un piccolo impiego come interprete presso il comando britannico. I mesi successivi, con l’incombere della guerra civile, furono difficili: al risentimento di vari colleghi per i suoi successi si sommava il rischio di essere inserita nella lista nera dai partigiani comunisti, che controllavano la zona di via Patission. Mary sostenne un violento confronto con alcuni colleghi, in cui si venne perfino alle mani, ma in poche settimane la situazione si cristallizzò in una tregua armata. Il luogotenente Raymond Morgan, che aveva conosciuto Mary all’arrivo del contingente britannico ad Atene, raccontò dei suoi timori, sicuramente fondati se si considerano la caccia indiscriminata agli artisti considerati collaborazionisti e l’assassinio dell’attrice Eleni Papadaki, con cui Mary aveva lavorato. Se è vero che era stata disinvolta durante l’occupazione al fine di procacciarsi lavoro, non hanno mai trovato fondamento le dicerie su assidue frequentazioni di Mary con ufficiali tedeschi e neppure l’affermazione, confermata poi dalla stessa Callas, di aver collaborato con i servizi segreti inglesi.

Il periodo ateniese, benché documentato, è quello con maggiori lacune nella storia di Maria Callas: il suo dossier all’Opera nazionale è scomparso e forse questo centenario potrà essere un’occasione per l’emersione di qualche dettaglio prezioso. Nel 1945 Mary cantò di nuovo in Tiefland e in alcuni concerti. In un gala alla base americana di Ellenikon, vicino ad Atene, il 30 marzo 1945 comparve per la prima volta come Mary Callas. Col nuovo contratto del Teatro Nazionale Mary fu retrocessa di grado. A quel punto, desiderosa di rivedere il padre, cui aveva scritto più volte, Mary decise di tornare negli Stati Uniti per dare una svolta alla sua carriera. La decisione di partire si concretizzò dopo le recite dell’operetta Der Bettelstudent di Millöcker, in cui Mary rovesciò le macchinazioni di una rivale per sostituirla e mandò in visibilio il pubblico nella brillante aria di Laura. Il 14 settembre 1945 partì per New York, ignorando i consigli di Elvira de Hidalgo di trasferirsi in Italia. Vi sarebbe approdata due anni dopo per iniziare la “grande carriera” di Maria Callas, una cantante che però non era nata dal nulla sul palcoscenico dell’Arena di Verona, ma si era formata come artista in sette lunghi anni di studio e carriera in Grecia.  

Andrea Penna