Questo è il libro di sala accessibile per Don Pasquale di Gaetano Donizetti.
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Il 3 agosto 1778 venne inaugurato il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala, finanziato e voluto dai nobili milanesi con il sostegno della monarchia asburgica, dopo che un incendio il 25 febbraio 1776 aveva distrutto il vecchio Regio Teatro Ducale.
Il nuovo teatro fu costruito in meno di due anni su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, allievo di Luigi Vanvitelli. Dietro la facciata neoclassica, Piermarini realizzò quello che ancora oggi è un perfetto esempio di teatro all’italiana, un modello che ha dominato l’Europa fino alla fine dell’Ottocento. Con teatro all’italiana si intende un edificio con una sala a ferro di cavallo, una sequenza di palchi disposti per più ordini verticalmente, una galleria o loggione con un ingresso separato.
Il Teatro alla Scala il giorno della sua apertura contava 194 palchi, compreso il Palco Reale, distribuiti in cinque ordini: di questi palchi, 155 (dal primo al quarto ordine) erano di proprietà dei cosiddetti palchettisti.
Il quinto ordine di palchi, la platea, il loggione e gli alti spazi erano a disposizione dell’impresario, che poteva affittarli per la singola serata o inserirli negli abbonamenti. Nel periodo della Restaurazione, tra il 1815 e il 1848, si assistette all’ascesa del Teatro alla Scala a primo palcoscenico italiano, processo favorito da un insieme di fattori: la nascita e lo sviluppo del repertorio operistico, la presenza a Milano dei principali editori musicali, l’affermazione alla Scala dei maggiori compositori del tempo, tra cui Giuseppe Verdi.
Fra il gennaio 2002 e il dicembre 2004 la Scala affronta il più grande intervento di restauro dell’edificio e di modernizzazione del palcoscenico dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il 7 dicembre del 2004 Riccardo Muti inaugura il teatro restaurato con Europa Riconosciuta di Antonio Salieri, l’opera che aveva battezzato il teatro nel 1778. Dal 2018, la Scala ha incrementato la propria attività: dai circa 190 spettacoli annuali prima del nuovo palcoscenico, si è passati a circa 284 nel 2021, tra opera, balletto, concerti, attività in sede e fuori sede.
Oggi il Teatro alla Scala ha 2015 posti totali e 154 palchi. L’altezza della platea è di circa 18 metri, mentre la distanza tra il Palco Reale centrale e il palcoscenico è di 30 metri. Il numero di abbonati è di circa 10.000.
Don Pasquale è un dramma buffo in tre atti, con musica di Gaetano Donizetti e libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti, tratto da un dramma giocoso di Angelo Anelli scritto nel 1810. L’opera, ambientata a Roma e composta in pochi giorni da un Donizetti all’apice della carriera, fu rappresentata per la prima volta il 3 gennaio del 1843 al Théâtre Italien di Parigi con grande successo, sebbene fosse destinata a restare un esempio isolato in quegli anni, poiché l’opera buffa era ormai al termine della sua grande tradizione e in seguito ci si sarebbe orientati, in Italia e in Europa, verso l’operetta. Al Teatro alla Scala arrivò il 17 aprile del 1843, ovvero lo stesso anno del debutto, ed esordì con ben 26 rappresentazioni.
Gaetano Donizetti nasce a Bergamo il 29 novembre 1797, in un ambiente meno che modesto. Inizia le sue attività musicali nel 1806, a Bergamo, in una scuola di musica fondata e diretta da Simone Mayr. Proprio grazie a Mayr, Donizetti frequenta successivamente il liceo musicale di Bologna. Qui presenta il suo primo lavoro teatrale, la scena lirica in un atto Pigmalione. Tornato a Bergamo, gli viene commissionata la farsa Una Follia; tuttavia, il successo della rossiniana Italiana in Algeri il giorno successivo al suo esordio contribuisce a far dimenticare presto il giovane compositore. Nelle stagioni successive, prosegue la sua carriera a Mantova e a Venezia, ma la notorietà giunge nel 1822 con Zoraida di Granata al Teatro Argentina di Roma. Il successo gli apre le porte dei teatri napoletani: debutta al Nuovo con La Zingara (1822) e l’anno successivo al San Carlo con Alfredo il Grande.
Dopo un periodo a Palermo, dal 1827 Donizetti risiede e lavora a Napoli ma nascono a Milano i titoli che lo impongono anche in Europa: Anna Bolena (1831) e L’Elisir d’Amore (1832). In questi anni scrive inoltre Lucrezia Borgia (1834), Lucia di Lammermoor (1835) e Poliuto (1838), poi vietato dalla censura borbonica. Decide quindi di trasferirsi a Parigi. Qui scrive La Fille du Régiment (1840), Les Martyrs (1840: revisione di Poliuto) e La Favorite (1840), mentre grazie al successo a Vienna di Linda di Chamounix (1842) viene nominato maestro di cappella e di camera della corte asburgica. Donizetti si divide quindi tra le due capitali: per Parigi scrive Don Pasquale e Dom Sébastien (1843), per Vienna Maria di Rohan (1843). Tuttavia, dal 1843 si manifestano in Donizetti i sintomi di una malattia cerebrale che va aggravandosi. Muore a Bergamo l’8 aprile 1848.
Per questo allestimento di Don Pasquale il regista Davide Livermore si è ispirato all’estetica del cinema italiano degli anni '50, ovvero a registi quali Rossellini, De Sica, Visconti, Flaiano e Fellini ma anche Germi, Risi, Monicelli e Mastrocinque, fino al giovane Corbucci, che fondendo comicità e Neorealismo hanno di fatto creato la commedia all’italiana.
Lo spettacolo è ambientato in una Roma dai molteplici volti: prevalentemente notturna, in bianco e nero, ormai libera dalle ronde fasciste, ma anche la Roma dei fastosi palazzi, dell’architettura maestosa e della nobiltà “nera, vecchia e immobile” come Don Pasquale, per usare le parole del regista. Sono evidenti anche i richiami alla dolce vita felliniana, nei colori e nei costumi di scena, così come i riferimenti espliciti agli studi di Cinecittà e ai suoi lavoratori.
Nell’ouverture, il regista Livermore mette in scena il funerale della ingombrante e ossessiva madre di Don Pasquale, che ha passato la vita a impedire al figlio di creare rapporti stabili con l’altro sesso. Notevole è anche la scena in cui Norina sorvola Roma su una Lancia Aurelia spider che di nuovo è un richiamo al cinema neorealista.
Siamo a Roma, all’inizio del XIX secolo. Don Pasquale, un ricco scapolo settantenne, vuole far sposare suo nipote Ernesto con una nobile zitella, ma il ragazzo è innamorato della giovane e modesta Norina e rifiuta il matrimonio combinato. Per fargli dispetto, Don Pasquale decide di sposarsi lui e diseredare il nipote: affidandosi al dottor Malatesta, suo amico, accetta di sposare la sorella Sofronia, bella e appena uscita di convento.
In realtà si tratta di un intrigo che vede coinvolta Norina sotto le spoglie di Sofronia, architettato per favorire il suo amore con Ernesto sebbene anche quest’ultimo non ne sia a conoscenza. Don Pasquale è felice di questa soluzione e ricorda al nipote che lo diserederà per il mancato matrimonio. Nel frattempo, Norina riceve una lettera da Ernesto che la informa delle decisioni dello zio. La ragazza ne parla con Malatesta, che la tranquillizza. Lei, impersonando Sofronia, sposa con un finto contratto di matrimonio Don Pasquale anche grazie all’aiuto di Carlo, il nipote del dottore. Norina si prepara a recitare la sua parte.
A seguito del mancato matrimonio, Ernesto sta per lasciare la casa dello zio ed è addolorato. Don Pasquale incontra Sofronia grazie al dottor Malatesta. Sebbene lei sia velata e giochi la commedia della timidezza, Don Pasquale viene immediatamente conquistato dalla sua bellezza e decide di affrettare la firma del contratto di matrimonio con il quale concederà la metà dei suoi beni alla sposa, dandole anche autorità sulla gestione della casa.
Alla cerimonia nuziale partecipa anche Ernesto. Dapprima sorpreso, a seguito dei chiarimenti ricevuti da Malatesta il giovane si tranquillizza e fa da testimone. Non appena viene firmato il contratto nuziale, Norina cambia atteggiamento: diventa aggressiva e impertinente, raddoppia il salario della servitù di casa, ordina nuove carrozze e organizza fastosi banchetti.
Don Pasquale è affranto per via delle grandi spese che la moglie gli fa sostenere: sarti, parrucchieri, pellicciai e molto altro. In aggiunta, trova in casa una lettera, fatta cadere appositamente da Norina, in cui un amante sconosciuto le fissa un appuntamento in giardino per la stessa sera. Esce di casa furibondo e nel frattempo Ernesto e il dottor Malatesta si accordano per gestire l’intrigo: il giovane farà una serenata a Norina e poi si nasconderà.
Don Pasquale rientra in casa: è pentito del contratto di matrimonio che ha sottoscritto e vorrebbe liberarsene: Malatesta gli consiglia di sorprendere gli amanti e ripudiare quindi Sofronia cogliendola in fallo. In serata, Don Pasquale e Malatesta si appostano tra gli alberi mentre Ernesto intona una serenata per la donna. I due escono dal nascondiglio mentre Ernesto scappa: Don Pasquale annuncia a Sofronia che ha deciso di accogliere di nuovo Ernesto e acconsentire al suo matrimonio con Norina. A questo punto gli viene rivelato il complesso intrigo e Don Pasquale, felice di liberarsi della moglie, perdona tutti e benedice le nozze tra Ernesto e Norina.
I testi e le immagini contenuti in questo libro di sala accessibile sono stati forniti dall’Ufficio Edizioni Teatro alla Scala.
Ideazione, progettazione, rielaborazione testuale e descrizioni
Elena Di Giovanni, Francesca Raffi (Università degli Studi di Macerata)
Supervisione
Stefania Laura (Teatro alla Scala)
Coordinamento tecnico
ALI – Accessibilità Lingue Inclusione
Progettazione tecnica, studio e sviluppo digitale
Tadao Agency
Voci
Sonia Barbadoro (descrizioni)
Alberto Onofrietti (testi)
Video LIS
Ramona Sala
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